critica
Emanuela Rindi – Balerna 2018
Mostra bi-pernsonale “Equilibri” Sala del Torchio - Balerna
Sonia Vicari propone opere liberate da un immaginario eclettico, accattivanti, misteriose e con potenti rappresentazioni. Propone materiali umili che ritroviamo in natura: legno, pietra, ceramica, metalli, cera. Emergenti le figure umane e la figura del cavallo liberate dalla materia per trasmettere emozioni e immagini. Rame e steli legnosi attorniano personaggi ripresi in statici attimi di equilibrio come in un fermo-immagine di figure in movimento, travolti da un vortice che caratterizza la sua ricerca espressiva. In questo modo i personaggi da lei raffigurati entrano in dialogo con chi osserva. Nel cavallo l’artista riconosce un potente simbolo di libertà che avvince e sorregge la propria anima
Emilio Trentin – Pura 2003
Mostra personale “Cavallo” Vicari Polli Banca Raiffeisen Pura)
Sonia fa mirabile sfoggio con i suoi stupefacenti cavalli. La mostra di Sonia è dedicata a quanti hanno sofferto, in vari modi, per la guerra: canto, quindi, di ricerca liberatoria della guerra, e aggiungo io, dalla tirannide. Questa la metafora trasparente che si può cogliere nel discorso di Sonia attraverso la sue creazioni, allegoria valida anche per quegli stessi animali, che della guerra e dell’oppressione, e per altri costumi, sono spesso stati, anche oggi, soggetto forzato: sentimenti forti della scultrice,che del cavallo apprezza garbatamente le diverse componenti del suo muoversi: eleganza, dolcezza, augustea, splendore, timore, paura, tristezza.
“Il cavallo proposto rappresenta, in modo simbolico … l’irrequietezza, la perplessità, la sottomissione, l’impotenza di fronte ad una situazione di conflitto”
Il galoppo del cavallo bianco sopra descritto bene incarna la voglia di fuga verso la libertà che l’uomo, oppresso dai conflitti, anelerebbe in uno slancio virtuale oltre le barriere della guerra e del dispotismo. Sonia segnala infine un suo cruccio: quello autoanalitico di uno stile personale, secondo lei non ancora raggiunto nelle sue opere. Stile che a noi appare tuttavia molto ricercato, grato, di elevata capacità espressiva.
Alcuni suoi lavori sono creazioni compiutamente accattivanti. Citiamo, con descrizione soggettiva. Un cavallo che si direbbe estatico, di sentimenti affettivi e passionale. Un altro che parrebbe morente o molto assopito, accovacciato sull’addome con gli arti ritratti su di essi come nella struggente ricerca di protezione. Vi è poi un cavallo vagamente astratto, surreale, che ricorda lavori artistici delle civiltà precolombiane. Quindi un equino che sembra assumere l’aspetto “pornografico”… E poi ancora un animale costretto dal fil di ferro che gli avvolge il corpo in innumerevoli movimenti rotatori, impressionante il visitatore che avverte la sensazione di sopruso e stordimento. Si potrebbe menzionare altre raffinatezze di Sonia sul tema “cavallo”.
Walter Ghidini – Morcote 2018
Personale “Diagonali” presso 9m2 Gallery Morcote
Sonia Vicari - dentro il vortice della passione
Una massa di capelli color rame, conduttore naturale, incornicia lo sguardo vivace di chi vuole sperimentare tutto delle cose del mondo. Incontrare Sonia e sentirla raccontare la propria esperienza artistica è come sedersi accanto ad una cascata della quale non si possono non percepire la forza e la vitalità. Docente di scuola dell’infanzia e docente di attività creative, Sonia ritiene che il nozionismo uccida la creatività e sogna un presente nel quale tutti possano maturare una propria idea di libertà.
Come spesso accade a chi sente il bisogno di “fare arte”, il suo vissuto artistico ha origini lontane, nell’infanzia, dove la pittura è la prima tecnica espressiva che Sonia esplora per raccontare e raccontarsi. È però poi nella materia grezza, nella pietra in particolare, che trova la sua completa ispirazione. Marmo di Carrara, alabastro toscano, pietra ollare, gesso, argilla, ytong, legno e materiale di fortuna: la sua ricerca avanza in varie direzioni, tutte caratterizzate dalla necessità di “toccare”, “scavare” la materia per misurarsi con la sua compattezza e la sua forza.
Sonia lascia che sia la materia a parlarle, suggerendo di volta in volta, attraverso l’osservazione istintiva, quale forma attende d’essere liberata dall’interno. E sono poi l’assenza di coercizione e la fantasia a creare il dialogo che alla fine finisce per instaurarsi con la materia stessa, in un fantastico gioco di scambi che le permette di portare alla luce le sue forme e di liberare le emozioni più profonde.
Nella produzione di Sonia vi sono alcuni soggetti ricorrenti, la figura del cavallo e il corpo femminile, ch’essa esegue in varie declinazioni come in una sorta di rituale, un mantra di pace, il suono primordiale che aiuta a ritrovare la pace e la serenità.
Il cavallo è simbolo di forza, vitalità, e, come altri animali destinati alla corsa, rappresenta spesso in diverse culture la passione pura e la forza dell’energia pulsionale, pericolosa quando è libera e mossa dai sensi, utile per la realizzazione spirituale quando è controllata e dosata. Domare questo animale equivale a padroneggiare le pulsioni interiori e Sonia cavalca sicura i suoi destrieri che spesso avvolge con fili di vimini o di rame, turbini di emozioni che ne amplificano l’aura di onnipotenza che li caratterizza.
Oppure la donna che, con il corpo ricavato da un lungo ramo anch’esso avvolto da spirali emozionali, rinvia continuamente a misteriose evocazioni o all’infinito silenzio. L’archetipo del “femminile” è il primo passaggio verso la trasformazione e anche momento di conoscenza delle parti più profonde del mistero della creazione, di passaggio dall’inconscio al conscio, al palese, al manifesto.
Nel lavoro di Sonia le trasformazioni delle masse non sono mai formali, ma svelano la ignota e imperscrutabile interiorità e i contrasti profondi che, come fantasmi, emergono nelle apparenze. La sua fantasia artistica è da intendersi tanto in senso causale, come libera ispirazione dell’istinto creativo, che come momento finalistico simbolico il quale ritrova nel mantra della propria personale simbologia un contatto ancestrale con antiche rappresentazioni mitiche e ne svela le opposizioni.
Anaïs Martignoni – Stabio 14 aprile 2015
Mostra bi personale Vicari Polli – Longhi Ristorante Montalbano Stabio
La scultura di Sonia Vicari Polli è testimone e si fa portavoce di una continua ricerca di equilibrio tra stati d’animo apparentemente opposti e inconciliabili, che abitano ogni essere umano. Ciò che le sue opere ci trasmettono è quello di una struttura armoniosa ed equilibrata, che se osservata sino in fondo, racchiude contrapposizione tra fragilità e forza, tranquillità ed imprevedibilità. Tutte queste voci della nostra anima trovano nella figura dei cavalli, dei guerrieri e delle donne in attesa, una rappresentazione folgorante. Figure che rappresentano un perfetto equilibrio e proporzioni, ma che nel loro vissuto profondo è contraddizione, a volte battaglia. Spesso nella figura del cavallo e nel suo sguardo melanconico, troviamo una seducente dolcezza, che lo rende, al tempo stesso irrequieto e imprevedibile. Osservando attentamente le opere di Sonia Vicari Polli noteremo che la materia parla e si esprime rompendo l`apparente immobilità e instaurando un legame profondo, mai casuale, ma sempre dettato dalle emozioni vissute ed espresse da entrambi, che fondendosi regalano a chi le guarda il senso delle profondità della nostra stessa anima.
Adriana Rigamonti - Caslano 2018
Mostra personale Banca Raiffeisen di Caslano
Sonia Vicari Polli, opere dedicate sia agli equini, sia all’umanità. In legno, un muso di cavallo con la criniera ritta e gli occhi malinconici, persi in un misterioso nulla; opposta una zampa nodosa, inquietante nella sua immobilità. Altre creazioni in ceramica, legno e rame: animali in movimento. Il primo, bianco con una ferrea cresta e lunghe zampe, sembra lanciarsi al galoppo; l’altro, color ruggine con sfumature nere, pare eseguire una misteriosa danza. Le sculture dedicate all’umanità, realizzate in pietra (alabastro di Volterra) rappresentano sia una mano, sia una figura femminile dai lunghi capelli e dal volto esoterico: forse fata, forse dea. Nei quadri materici la sperimentazione dei colori suscita un senso di libertà interpretativa.